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sabato 29 gennaio 2011

La Palombara: "In Italia le toghe fanno politica. C'e' un problema di democrazia"

Joseph La Palombara - origini abruzzesi, cultura democrat e cattedra a Yale - è uno dei più stimati politologi americani, ma da quando l`affare Ruby ha conquistato le prime pagine dei giornali statunitensi vive con malcelato imbarazzo le ironie dei colleghi.
Come replica, professore? «Con due argomenti, che rischiano di farmi passare per ciò che davvero non sono: un simpatizzante di Silvio Berlusconi».
II primo? «Per prima cosa cerco di spiegare ai miei colleghi più critici che la campagna dei giornali italiani sulle prodezze sessuali del vostro premier non fa altro che rafforzarlo».
Perché lo dice? «Perché ho motivo di credere che almeno una metà dell`elettorato italiano finisca per invidiarlo e che molti considerino sproporzionato lo scandalo».
Il secondo argomento? «E` quello serio, tant`è che ne ho scritto anche sul giornale di Yale».
Sarebbe? «Lo stato del vostro sistema giudiziario. E` da prima che Berlusconi scendesse in campo che in Italia si sostiene la necessità di riformare la magistratura, ma ho l`impressione che gli italiani non capiscano la gravità dell`incesto professionale tra pubblici ministeri e giudici».
Per la verità, esiste anche in Francia.
«Vero, ma le assicuro che in Francia i magistrati si guardano bene dal fare campagne politiche».
Cosa che, invece, avviene in Italia? «Mi pare chiaro che parte della magistratura stia cercando da anni di mettere fuori gioco Silvio Berlusconi, e non occorre essere berlusconiani per capire che si tratta di un problema di democrazia».
Da voi potrebbe accadere? «Mai. Quando da noi un giudice si sovraespone politicamente poi appende la toga a un chiodo. E lo fa per sempre».
E se lo speaker della Camera chiedesse le dimissioni di Obama? «Se non fosse aperta una procedura di impeachment, lo prenderebbero per matto: un attacco politico come quello mosso da Fini a Berlusconi da noi darebbe scandalo, e infatti non è mai accaduto».
Avete però avuto almeno un grande scandalo sessuale...
«La coreggo: Clinton non fu processato per essere andato a letto con la Lewinski ma per aver giurato il falso in un`aula di tribunale. Kennedy non è stato certo il solo presidente americano per così dire attratto dalle donne, ma nessun giornale lo scrisse...».
Da noi, i giornali scrivono delle donne di Berlusconi perché circolano le intercettazioni...
«E questa è un`altra dimensione del problema: per noi americani è impensabile che notizie contenute nelle intercettazioni circolino liberamente in spregio al segreto istruttorio. E` chiaro che occorrerebbe una riforma».
Quale? «Almeno due. La prima, fondamentale, sarebbe separare le carriere di pm e giudici».
E la seconda? «Rivedere il sistema di autogo- verno della magistratura. Se non sbaglio, c`è un magistrato italiano condannato a 16 anni per abuso d`ufficio che svolge le funzioni di procuratore nel caso di Amanda Knox. Ecco: da noi prima di tornare ad esercitare la professione un giudice deve aver chiarito la propria posizione personale».
Da politologo, e da ottimo conoscitore dell`Italia, come spiega l`odierno conflitto tra poteri dello Stato? «Con la famosa battuta di Massimo D`Azeglio».
«Abbiamo fatto l`Italia, ora dobbiamo fare gli italiani»? «Esatto, perché è chiaro che il problema non è stato ancora risolto. E senza un sentire comune e una comune identità non c`è nazione, e dunque non può esserci lo Stato. Ci sono solo poteri, spesso in conflitto tra loro».
(La Nazione)

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